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Genocidio di Gaza - Chi l’ha Definito Tale

“Se sei neutrale in situazioni di ingiustizia, hai scelto il lato dell’oppressore. Se un elefante ha il piede sulla coda di un topo e tu dici di essere neutrale, il topo non apprezzerà la tua neutralità.”
— Desmond Tutu

Introduzione

Definire le azioni di Israele a Gaza come genocidio non è una retorica infiammatoria; è l’applicazione accurata del diritto internazionale a prove schiaccianti. Secondo la Convenzione sul Genocidio del 1948, riconoscere un genocidio non è facoltativo — comporta obblighi vincolanti per gli Stati di prevenirlo e punirlo. Guardare Gaza oggi e rifiutarsi ancora di chiamarlo genocidio significa schierarsi con l’oppressore.

Direttive trapelate da organi di stampa e formulazioni caute da istituzioni come le Nazioni Unite rivelano un’evitamento deliberato della parola “genocidio”. Ma le parole contano: il genocidio è un crimine secondo il diritto internazionale, non una metafora. Negarlo quando la soglia è stata raggiunta significa abilitarlo. Come avvertiva Tutu, la neutralità di fronte a gravi ingiustizie è complicità.

Questo saggio documenta le dichiarazioni, le conclusioni legali e gli avvertimenti — da Stati, organizzazioni, esperti e tribunali — che hanno rotto il muro del silenzio, dando un nome all’agonia di Gaza per ciò che è.

Dichiarazioni Esplicite di Genocidio

Conclusioni Legali

Evitamento del Termine “Genocidio” nei Media e nelle Istituzioni

Questo evitamento — sia nei media che nelle istituzioni internazionali — illustra la tesi centrale del saggio: la neutralità è complicità, il silenzio è negazione.

Dovere degli Stati di Agire

La Convenzione sul Genocidio (1948) e la sentenza dell’ICJ sulla Bosnia (2007) sono inequivocabili: una volta che uno Stato diventa consapevole di un grave rischio di genocidio, ha il dovere legale di agire per prevenirlo. Questo dovere non è simbolico o retorico — richiede misure concrete.

Gli Stati devono impiegare ogni mezzo ragionevolmente disponibile per influenzare il perpetratore e fermare il genocidio. Questo include: - Convocare o espellere ambasciatori - Interrompere i trasferimenti di armi - Imporre sanzioni economiche e diplomatiche - Perseguire mandati di arresto internazionali - E, se necessario, considerare un intervento militare collettivo ai sensi del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite

L’obbligo è sia di condotta che di risultato: i gesti non sono sufficienti. L’inazione è complicità.

Come dichiarato da Mario Savio nel 1964:

“Arriva un momento in cui il funzionamento della macchina diventa così odioso, ti rende così nauseato nel cuore, che non puoi partecipare. Non puoi nemmeno partecipare passivamente. E devi mettere i tuoi corpi sugli ingranaggi e sulle ruote, sulle leve, su tutto l’apparato, e devi farla fermare. E devi indicare alle persone che la gestiscono, alle persone che la possiedono, che a meno che non siate liberi, la macchina sarà impedita di funzionare del tutto.”

Il meccanismo del genocidio continua a macinare a Gaza. Gli Stati che guardano altrove, o peggio, armano il perpetratore, ne oliano gli ingranaggi.

Nota Conclusiva

La Corte Internazionale di Giustizia osa pontificare sul salvare il pianeta con sentenze altisonanti sul clima, ma esita di fronte a un genocidio attivo e trasmesso in televisione. Gaza è ridotta a un cimitero di vite distrutte, mentre gli Stati con il potere di intervenire — quelli che hanno firmato la Convenzione sul Genocidio — rimangono paralizzati dalla politica o complici attraverso il sostegno.

Questa è la colpa di coloro che hanno armato la strage, silenziato la verità e protetto il perpetratore mentre Gaza bruciava.

Immagina — il tuo popolo costretto in tende sotto un bombardamento incessante, affamato, senza medicine, a guardare i tuoi figli morire uno dopo l’altro, mentre gli Stati più potenti del mondo armano la strage e osano parlare di “neutralità”.

La neutralità non è neutralità. È schierarsi con l’oppressore.

Questa ipocrisia merita solo condanna. La storia ricorderà non solo i perpetratori di questo genocidio — ma anche i complici.

Riferimenti

  1. Misure Provvisorie ICJCorte Internazionale di Giustizia, “Applicazione della Convenzione sulla Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio nella Striscia di Gaza (Sudafrica contro Israele), Ordinanza del 26 gennaio 2024.”
  2. Bosnia contro SerbiaSentenza ICJ, “Caso Concernente l’Applicazione della Convenzione sulla Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio (Bosnia ed Erzegovina contro Serbia e Montenegro), Sentenza del 26 febbraio 2007.”
  3. Raz SegalJewish Currents, “Un Caso da Manuale di Genocidio,” ottobre 2023.
  4. William Schabas – Varie interviste pubbliche e dichiarazioni in panel (2024–2025).
  5. Francesca Albanese et al. – Lettere congiunte di esperti delle Nazioni Unite agli Stati membri, 2024.
  6. Memo del New York Times – Linee guida editoriali trapelate, aprile 2024 (via The Intercept).
  7. Dichiarazione OIC – “Dichiarazione del Vertice Islamico Straordinario OIC su Gaza,” dicembre 2023.
  8. Dichiarazione ECCHR – Comunicato stampa ECCHR, dicembre 2024.
  9. Amnesty International Germania – Dichiarazione sulla fame come genocidio, 29 luglio 2025.
  10. Medico International – Dichiarazione sulla distruzione di Gaza, 29 luglio 2025.
  11. Rapporto del Comitato Speciale delle Nazioni Unite – Rapporto annuale, novembre 2024.
  12. Dichiarazioni degli Stati del Sud Globale – Udienze orali ICJ, 2024–2025.
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